Rivista Trimestrale di Diritto TributarioISSN 2280-1332 / EISSN 2421-6801
G. Giappichelli Editore

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La riscossione dei tributi nel quadro costituzionale (di Massimo Basilavecchia)


Il collegamento tra valori fondanti della Costituzione e riscossione dei tributi era ben chiaro ai Maestri del diritto tributario, ai quali è dedicato un recente prezioso volume. I principi desumibili dai loro pensieri possono sembrare ovvi, ma in realtà le incertezze del legislatore dimostrano che ancora manca una chiara visione dei valori in gioco e del loro bilanciamento. Maggiore coerenza si rinviene invece nella giurisprudenza della Corte costituzionale, pur nella prudenza che talora la condiziona.

Tax collection in the constitutional framework

The link between Constitutional fundamental values and tax collection was extremely clear to the Masters of tax law, to whom a recent valuable book is dedicated. Although the principles descending from their thoughts may appear obvious, the uncertainties of the legislator show that there is not still a clear vision of the values involved nor of their balance. The Constitutional Court’s case law appears more coherent to this balance, although the approach is still very prudent.

1. Premessa Lo scritto nasce da un’occasione di riflessione [1] sui principi che devono informare la riscossione dei tributi, in uno stato di diritto che tale si definisca per la immanenza di regole predefinite che limitano sia la libertà dei privati sia l’azione delle pubbliche amministrazioni, ma che abbia anche i caratteri di uno stato sociale, che promuove l’uguaglianza sostanziale tra gli appartenenti alla comunità e informa i propri obiettivi alla tutela dei consociati meritevoli di sostegno. Solo pochi mesi prima, Enrico De Mita aveva pubblicato uno straordinario volume, dedicato al ritratto, scientifico, umano e più in genere culturale, di cinque grandi padri fondatori della scienza del diritto tributario, Vanoni, Allorio, Berliri, Micheli, Capaccioli [2]. Rileggere, nello stesso arco di tempo, alcune riflessioni e alcuni spunti di principio di tali maestri, insieme alla giurisprudenza costituzionale sulla riscossione dei tributi, ha fatto emergere, con grande evidenza, il quadro delle esigenze fondamentali alle quali la disciplina della riscossione deve essere improntata, perché non perda di vista le insopprimibili esigenze che in essa sono destinate a convivere, da un lato l’efficienza, dall’altro la garanzia e il rispetto dei valori fondamentali di tutela del cittadino. Paragonati alla schizofrenica e confusa ridda di notizie e di polemiche che si susseguono sui massmedia, gli spunti offerti dalla riflessione scientifica dimostrano come l’obiettivo di un sereno approccio alla materia dovrebbe essere alla portata non solo degli addetti ai lavori, ma anche dell’opinione pubblica in generale. 2. Un metodo nel bilanciamento dei valori In Vanoni, come più volte sottolinea la articolata sintesi di De Mita, è dominante l’idea di un tributo giusto, socialmente e politicamente utile in quanto avvertito come investimento delle risorse sottratte ai privati. La visione etica del tributo implica la creazione di un rapporto di fiducia reciproco, all’interno del quale la dichiarazione dei redditi è concepita come fulcro dell’accertamento, in grado di limitare la “negozialità” insita nel concordato all’epoca imperante. Imparzialità dell’azione amministrativa, e rispetto delle garanzie del contribuente, sono i punti fermi delle fasi applicative. Come accade in generale per la letteratura dei Maestri, la riscossione, in tale contesto, non riceve particolari attenzioni, forse per il fatto che la devoluzione della stessa a esattori privati non rende immediata la sua contiguità con le funzioni di accertamento. Di particolare interesse, tuttavia, si mostrano alcune considerazioni riportate nell’art. 92 del codice di Camaldoli, non prive di influenza sul successivo sviluppo della Carta costituzionale: i sacrifici vanno richiesti nei modi e tempi che ne rendano meno [continua..]

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